Turris Maris – Antiche vie di terra e d’acqua della costa jonica.
(Ottobre 2023
) – Creative Commons Attribuzione – Non commerciale citando la fonte[scarica l’eBook gratuito – a cura di Antonio Bavusi]

Turris Maris sull’antico alveo del fiume Bradano – Le antiche mappe e il Tratturo del Re

“A fonte puro pura defluit aqua” (Da una fonte pura sgorga acqua pulita)

Le cartografie storiche rappresentano una miniera toponomastica e geografica, essenziale per ricostruire l’antico tessuto territoriale e insediativo lungo il Tratturo del Re (leggi articolo pubblicato su www.pandosia.org) che ripercorreva, a partire dal medioevo, la più antica viabilità preistorica, enotra, greca e romana lungo la costa Jonica. Il Tratturo del Re passava da Torre di Mare per raggiungere Taranto. Esso ricalcava vecchi tracciati greci e romani: la Tabula Peutingeriana (rifacimento medievale di itinerari romani) indica una “statio” romana lungo la via pubblica da Regium a Tarentum denominata “Turiostu”. Secondo alcune ricostruzioni toponomastiche e interpretando paleograficamente il toponimo Tur(r)i(s) Ostii, ovvero “ Torre dell’imbocco del porto” viene identificata la statio romana nell’attuale Turris Maris, Torre Mare. La località avrebbe ripreso l’antica denominazione latina con Federico II che cambiò quella assunta durante il medioevo di “Civitas o castrum Sanctae Trinitatis”. Da questa località, l’antica viabilità, nel periodo greco-romano raggiungeva Metaponto e l’attraversamento del fiume Bradano, proseguendo per Taranto. Fino al XV secolo, Turris Maris conservò un ruolo strategico militare e commerciale. Era infatti collegata all’immediato entroterra e con Metaponto (greca e romana) anche da un canale artificiale. Il canale venne probabilmente realizzato sul vecchio alveo del fiume Bradano che terminava con una doppia diramazione rispettivamente nel Lago Santa Pelagina e Torre di Mare, nei cui pressi era situato il porto (identificato da alcuni studi vicino all’area delle strutture dei magazzini, indicati con questa denominazione su alcune carte topografiche, invece collocabile tra l’idrovora del Lido di Metaponto e Torre di Mare. L’antico porto greco di Metaponto, così come testimoniano alcune evidenze topografiche ed ipotesi andrebbe quindi ricercato sulla direttrice di Torre di Mare verso l’attuale Riserva Naturale di Protezione dello Stato “Metaponto”. La Riserva Statale, dell’estensione di 240 ettari istituita nel 1972, è prevalentemente di origine artificiale con rimboschimenti iniziati nel 1934 dal Consorzio di Bonifica e proseguiti dal Corpo forestale dello Stato fino al 1954 con funzione di protezione dai venti salsi,nei confronti delle colture agrarie retrostanti e per la peculiare caratteristica di presentare, in prossimità delle foci dei due fiumi suddetti due “Zone Umide”, habitat e rifugio ideale per l’avifauna stanziale e migratoria (quest’ultimo, rilevante aspetto, ne ha determinato l’inclusione tra le aree SIC e ZPS della Rete Natura 2000, in Basilicata). Le suddette zone paludose, sono caratterizzate in superficie da uno strato limo-argilloso di deposito alluvionale. Il Consorzio di Bonifica di Metaponto, istituto con Regio Disegno di Legge del 1925, realizzò una prima bonifica del lago Santa Pelagina, di cui oggi è visibile l’ampia depressione (si trova al di sotto del livello del mare) coperta ancora da canne ed erbe palustri. Nel 1966 venne realizzata  l’idrovora e il relativo canale di scarico delle acque basse di Metaponto che prosciugò completamente il Lago Santa Pelagina. L’edificio dell’idrovora venne costruito dal Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto unitamente alle opere di sistemazione idraulica con nuovi canali di bonifica, così come indica il cippo commemorativo del 1966 nei pressi dell’idrovora lungo la strada per il Lido di Metaponto che occupato parte dell’antica bocca di porto del Lago Santa Pelagina. Le ipotesi formulate sull’orografia delle comunicazioni fluviali indicate nel testo s’intersecano con la viabilità terrestre e il Tratturo del Re, con il ritrovamento a Metaponto nel 1979 del cippo viario romano che reca la dedica all’imperatore Flavio Claudio Giuliano (331- 363 d.C.), restauratore delle antiche divinità dopo l’avvento del cristianesimo, al quale venne probabilmente dedicato un edificio pubblico a Metaponto, così come attestato da un secondo cippo che reca il suo nome. Nel testo viene proposta la ricostruzione del vecchio canale fluviale situato lungo un braccio abbandonato dal letto del fiume Bradano. Esso costeggiava l’antica città di Metaponto fungendo da canale scolmatore dei canali drenanti presenti nella città. Esso è chiaramente indicato in alcune mappe tardo medievali come “vecchio alveo del fiume Brado” che confluiva in prossimità della foce del fiume Basento che costituiva la “bocca del porto greco” (in tal modo gli ingegneri greci evitavano l’insabbiamento dell’imboccatura del porto). Nel XIII secolo il fiume Bradano deviò il suo corso all’altezza di Montescaglioso e di  Ginosa, con la foce spostata a Torre Mattoni, riacquistando la sede originaria presente in epoca greco-romana solo in epoche successive (abbiamo ricostruito parzialmente le località dove vi furono deviazioni del fiume).  Il testo indica i luoghi abitati ove venivano applicate le cosiddette tasse focatiche, fortificazioni e siti d’interesse. Il sistema di difesa costiero e quello nell’immediato entroterra venne realizzato dal Medioevo riutilizzando in parte i sistemi di comunicazione preesistenti, per difendere le popolazioni dalle incursioni piratesche e corsare, soprattutto ottomane, potenziandolo con armi da fuoco, uomini armati e di vedetta. Le ipotesi formulate per la ricontestualizzazione dei monumenti rispetto ad un territorio più vasto è stata realizzata attraverso la ricostruzione cartografica e con sopralluoghi. La ricostruzione del percorso del canale fluviale di Metaponto e Torre di Mare offre elementi utili per ricostruire la geografia  storica dei luoghi di grande interesse paesaggistico, culturale e archeologico. Scopo del lavoro su “Turris Maris” e il borgo di Metaponto è quello di indicare le località abitate strettamente legate alle vie di terra e d’acqua antiche. Esse hanno subito forti modificazioni nel corso dei secoli, soprattutto nell’ultimo, dovute ad interventi antropici, agricoli e turistici. La realtà di Metaponto e della sua antica chora, di cui si propone una rivalutazione culturale, oggi purtroppo  rappresentano un vuoto di governo del territorio, con una concentrazione di opere pubbliche e private in abbandono e con nuovi progetti decontestualizzati dalla realtà territoriale.  E’ in queste aree che proliferano i nuovi ghetti o “slum” (sulla definizione e l’origine storica degli di slum nell’area Jonica leggasi l’articolo sulla storia dell’ex Zuccherificio di Policoro) tipici delle aree degradate con fenomeni speculativi, di sfruttamento economico, sociale,umano e ambientale.