Pascoli lungo i tratturi dell’Alto Bradano


Le “vie d’erba” intervallate a campi coltivati nella Lucania orientale


Cartografia reintegra Tratturi, tratturelli, Bracci e Riposi
 
Mandra Foj

Stralcio catastale (anni 50) tratturello Foggia Ordona Lavello


Stralcio catastale (anni 50) tratturello Foggia Ascoli Lavello


Riparo in pietra tra Basilicata e Puglia: “ Cuppaléinə o casedde” (architettura vernacolare)


Trasferimento del gregge lungo ex tratturelli oggi asfaltati


Gregge di pecore lungo tratturo del Medio Basento

I tratturi della Lucania Orientale candidati a patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO*

I tratturi rappresentano testimonianze di un’economia tradizionale e della cultura agro-pastorale delle comunità fondate sulla religiosità, sui miti ed i culti arcaici (la via di Ercole dei popoli pre-italici nel sud Italia). I tratturi della transumanza sono stati candidati dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali presso l’UNESCO per divenire patrimonio immateriale dell’umanità. Un patrimonio che definire “immateriale” è però riduttivo. Potrebbe invece rilanciare il ruolo di un’economia tradizionale, ancora presente, basata sull’allevamento allo stato brado, integrando fra loro i valori del territorio e quelli del turismo in chiave moderna. La valorizzazione della rete dei tratturi necessita di azioni che investano sulle pratiche dell’allevamento tradizionale, a partire dall’azienda zootecnica e dalla pastorizia, valorizzando il lavoro del pastore e di quello delle aziende di trasformazione della lana e del latte, sul quale gli antichi regni traevano le loro ricchezze.

Lo status istituzionale attuale dei tratturi della Lucania orientale
Il Commissario per la reintegra dei Tratturi di Foggia, nel 1959, redasse una nuova cartografia dei tratturi anche dell’area Appulo – Lucana, ricostruita sulla precedente edizione del 1911, pubblicata ai sensi della legge 20 Dicembre 1908 n° 746 e dell’art.1 del Regolamento n.197 del 5 gennaio 1911.
Con il D.P.R. 24 luglio 1977 n. 616 “Attuazione della delega di cui all’art. 1 della legge 22 luglio
1975, n. 382”, le Regioni sono competenti in materia di funzioni amministrative concernenti il demanio armentizio. Nonostante il Decreto del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali del 22 dicembre 1983 consideri la rete dei Tratturi sottoposta alla misure di salvaguardia della legge 1 gennaio 1939, n. 1089 “Tutela delle cose d’interesse artistico o storico”, sovente si assiste ad un uso differente di tali beni. Essi invece costituiscono un’economia di tipo tradizionale, ove si consideri che in Basilicata l’allevamento all’aperto è ancora praticato attraverso il pascolo vagante e la transumanza di breve e medio tragitto.
Nel 2018, sono stati censiti 6.850 allevamenti ovi-caprini in Basilicata (in valore assoluto regione è ai primi posti in Italia anche per i capi bovini) con numerosità del gregge prevalentemente formato da 100-200 capi (morra) utilizzati per la produzione di latte e lana e in misura minore per la carne (dati anno 2019 desunti dall’Anagrafe Nazionale Zootecnica). L’allevamento ovi-caprino in aperto è prevalente su quello al chiuso, evidenziando l’esigenza di pascoli e tratturi praticabili idonei per gli spostamenti (vedi grafico). Sono oltre 288.842 i capi ovi-caprini (233.240 ovini e 55.602 caprini), con due produzioni con marchi riconosciuti a livello nazionale (canestrato IGP di Moliterno e pecorino DOP di Filiano). Non è insolito, infatti, incontrare greggi ovi-caprini e mandrie bovine (94.896 in prevalenza podoliche, in prevalenza allevate in aperto) nelle località interessate dalla rete dei tratturi, tratturelli e bracci, spesso costrette ad attraversare località antropizzate e con infrastrutture stradali e industriali che hanno interrotto e frammentato l’originaria trama delle vie erbose che collegavano in antichità i centri abitati.
Il tratturello è una “via erbosa” secondaria di un tratturo. Può essere definito un sentiero minore, anch’esso di origine preistorica, utilizzato per la transumanza, ovvero la migrazione stagionale di animali e uomini (erba statonica-estiva; erba vernotica-invernale). La larghezza della sede del tratturello varia tra i 37, 27 e 18 metri. I bracci hanno la funzione di raccordare tra loro i tratturelli con le poste (parte di pascolo di una locazione della Dogana di Foggia) ed i riposi (aree di pascolo destinati alla sosta degli animali).

La salvaguardia della rete dei tratturi nella Lucania orientale
Oltre al tratturo Regio Melfi Castellaneta, che rappresentava in passato la “spina dorsale” della rete dei tratturi della Lucania orientale e delle Murge pugliesi, esistono altri tratturi, alcuni dei quali entrati a far parte del “Demanio Armentizio” istituito dalla Regione Basilicata nel 2015 con “affidamenti in concessione” anche per altri usi. Sarebbe invece necessario istituire un parco che ne salvaguardi i valori paesaggistici ed economici tradizionali.
Mentre la Regione Puglia ha censito l’intera rete tratturale nell’ambito del Piano Paesaggistico regionale, assegnando fasce di rispetto di 100 m per i Regi Tratturi e di 30 m per i restanti tratturi (prevedendo, quindi, anche il relativo download dei vettoriali); in Basilicata il Piano Paesaggistico, recentemente approvato ma incompleto, non prevede ancora un censimento nonostante il WebGIS del suddetto piano indichi la voce di “tratturi” come beni culturali nel sistema delle tutele (artt. 10 e 45 del D.Lgs. n.42/2004), ma con il dato non ancora disponibile [Vedi stralcio cartografico tratturelli Puglia/Basilicata nord orientale].
L’elenco “ tratturelli” censiti nel “Demanio Armentizio” della Regione Basilicata ne comprende solo 19. In questo primo elenco non compaiono altri tratturelli (il n.55 – Stornara Lavello; n. 77 – Palagiano Bradano – secondo la Reintegra del 1959) e sono inclusi esclusivamente quelli desunti dalla “Carta dei tratturi, tratturelli, bracci e riposi, aggiornata a cura ciel Commissariato per la reintegra del tratturi di Foggia nel 1959” che riguarda la rete dei tratturi tra la Lucania orientale, il Tavoliere, la Capitanata e la Murgia.

Essi sono:

Il Tratturo Regio Melfi-Castellaneta (n. 21 nella carte della reintegra del 1959)
Ha origine dal fiume Ofanto, in provincia di Avellino, nei pressi della stazione Pisciolo, in prossimità della Ferrovia dell’Aufido ( ferroviario Potenza-Rocchetta-S. Antonio) e ha termine a Castellaneta, in Puglia (vedi stralcio cartografico in Puglia). la via armentizia attraversa in Lucania i comuni di Melfi, Rapolla, Lavello, Venosa, Montemilone. Aveva una larghezza media di m. 111 ed una lunghezza complessiva di Km 51,570 in Lucania: Km 12,900 nel comune di Melfi, Km 1,700 nel comune di Rapolla e Km 36,970 nel comune di Venosa (Km 6,7S0 confinante con il comune di Lavello e Km 10,100 confinante con il comune di Montemilone). Vedi il WebGIS del tracciato (Fonte: A.Bavusi – V. L’Erario, Il Cammino di Puglia, Lavello, 2016).

Il Tratturello Foggia-Ascoli-Lavello (n. 36 nella carte della reintegra del 1959)
ha origine dal confine con la Regione Puglia, in provincia di Foggia, in località L’Ischia S. Mauro, sul fiume Ofanto. Attraverso il territorio di Lavello, incrocia il tratturello n. 59 Rendina-Canosa coincidendo per un breve tratto e il tratturello n. 61 Lavello-Minervino, terminando sulla S.S. 93 “Appulo-Lucana”, alla periferia nord del centro abitato. Ha una lunghezza di Km 7. Per quanto riguarda il Regio Tratturello Foggia – Ascoli – Lavello, è in effetti una strada asfaltata, dal momento che il tracciato coincide con quello dell’attuale strada provinciale SP 97.

Tratturello Foggia-Ordona Lavello ( n. 37, nella carte della reintegra del 1959)
ha origine in Lucania dal confine con la Regione Puglia nei pressi del fiume Ofanto e attraversa i Comuni di Melfi e Lavello passando presso la stazione di San Nicola di Melfi e lo stabilimento Fiat Sata. Incontra il tratturello n. 57 Cerignola-Melfi, coincidendo con il medesimo per un brevissimo tratto e il tratturello n. 59 Rendlna-Canosa per terminare sul tratturello n. 60 Vallecupa-Alvano nell’abitato di Lavello. Ha una lunghezza complessiva di 14 Km. [Vedi stralcio cartografico tratturello in Puglia]

Tratturello Stornara- Lavello ( n. 55 , nella carte della reintegra del 1959)
Stornara risultava parte della Locazione di Ordona con le sue 5770 versure di terra destinata al pascolo oltre che all’agricoltura. Il tratturo partiva dalla località pugliese, per raggiungere le aree di Gaudiano e Lavello.

Tratturello Stornara-Montemilone ( n. 56 , nella carte della reintegra del 1959)
ha origine dal confine con la Regione Puglia, in provincia di Foggia, in località La Moscheila, sul fiume Ofanto, attraversa i Comuni di Lavello-Montemilone ed in località Spagnoletto si divide in due bracci: il primo termina innestandosi sul tratturello n. 63 verso-oriente in località Tre Confini ed il secondo termina in prossimità del torrente Loconcello. Ha una lunghezza complessiva di Km 19.

Tratturello Cerignola-Melfi ( n. 57 , nella carte della reintegra del 1959)
ha origine dal confine con la Regione Puglia, In provincia di Foggia, nei pressi della contrada Lo Rinsacco, sul fiume Ofanto. Attraversa l’agro di Melfi e incrocia il tratturello n. 37 Foggia-Ordona-Lavello per terminare sul tratturo Melfi-Castellaneta, in località Madonna di Macera. Ha una lunghezza di Km 12.

Il Tratturello Rendina-Canosa ( n. 59 , nella carte della reintegra del 1959)
ha origine nei pressi del torrente Olivento ed incrocia i tratturelli n. 37 Foggia-Ordona-Lavello e n. 61 Lavello-Minervino in località La Mezzana, jl tratturello n. 36 Foggia-Ascoli-Lavello, il tratturello n. 60 Vallecupa-Alvano, in località Masseria dell’Alvano, e infine, i tratturelli n. 63 Venosa-Ofanto e n. 56 Stornara-Montemilone in località Posta Sabelli. Attraversa la località Posta Piana. Si articola In agro del Comune di Lavello, per una lunghezza di Km 16. Costituiva in passato un importante via per il commercio del sale da Barletta (Margherita di Savoia) e per le derrate alimentari, principalmente cereali.

Il Tratturello Vallecupa-Alvano, ( n. 60 , nella carte della reintegra del 1959)
ha origine sul tratturo Melfi-Castellaneta, in località Le Mangiatoie, e termina sul tratturello Rendina-Canosa in località Passo d’Alitta. Il percorso costeggia l’abitato di Lavello, attraversa il tratturello n. 37 Foggia-Ordona-Lavello, il tratturello n. 61 Lavello-Minervino e la S.S. 93 “Appula-Lucana”. La lunghezza complessiva di Km 13 si sviluppa sul territorio di Lavello.

Tratturello Lavello-Minervino ( n. 61 , nella carte della reintegra del 1959)
Partiva da Lavello passando in prossimità di Gaudiano e proseguendo in direzione della strada per Minervino Murge. Prima di Canosa si innesta sul Tratturello Canosa – Monteserico – Palmira. [Vedi stralcio cartografico tratturello Lavello Minervino nella Regione Puglia]

Tratturello Lampeggiano ( n. 62 , nella carte della reintegra del 1959)
ha origine in località Masseria Ginistrelli, coincidendo con parte del tratturello n. 61 (lavello-Minervino), e si immette sulla S.S. 93 Appula-Lucana per confluire nel tratturello n. 63 (Venosa-Ofanto). La lunghezza complessiva è di 5 km. Tutta l’area tra il tratturello Alvano-Valle Cupa e il tratturello Lampeggiano, coperta da boschi di pioppi e querce, era utilizzata per la pastorizia e per l’allevamento allo stato brado del bestiame. “A. Sinisi ha così sintetizzato il ruolo svolto dai grandi allevatori che continuavano a utilizzare boschi e pascoli demaniali: “I grandi allevatori, in particolare nelle zone collinari e pianeggianti della Basilicata orientale, ridussero le grandi “industrie” armentizie, avviando proprio nella prime metà dell’Ottocento un processo di integrazione tra agricoltura e pastorizia con le aziende cerealicolo-pastorali organizzate a «masseria», spesso dotate di nuovi edifici rurali anche per la custodia del bestiame“. La costruzione di masserie fortificate nell’agro di Lavello (Aquilecchia, Alvano, La Marchesa, Posticchia Sabelli, Viggiani), avviata intorno al 1810 e completata prima del 1860, si inserisce in un processo di specializzazione dell’industria armentizia e dell’allevamento stabulare, e si integra con la formazione, in altalena, di terreni seminativi. Nell’agro di Lavello, di cui erano protagonisti i ceti proprietari-allevatori che non erano pressati dai contadini e che non avevano alternative nell’utilizzo di terreni che, coperti dagli straripamenti dell’Ofanto, spesso si impaludavano. I processi di crescita-diminuzione del pascolo e del seminativo, in una altalena non ancora dettagliata per tutta la prima metà dell’Ottocento in tutta l’area inclusa nei territori comunali di Melfi, Lavello, Montemilone e Venosa, segnano i confini in cui inserire le trasformazioni del paesaggio agrario della Basilicata orientale, (cfr in Note di storia sul paesaggio agrario della Basilicata tra XIX e XXI secolo.  A cura di P. Fuccella – A. Labella – E. M. Lavoràno, Calice Editore, 2010).

Tratturello Venosa-Ofanto ( n. 63 , nella carte della reintegra del 1959)
ha origine in località La Moschella in territorio di Lavello, dove incrocia brevemente il tratturello n. 56 (Stornara-Montemilone). In località Posta Sabelli attraversa il tratturello n. 59 (Rendina-Canosa) e successivamente la S.S. 93, all’altezza della quale, riceve il tratturello n. 62 {Lampeggiano). Il tratturello n. 61 (lavello-Minervino) lo incrocia in località villaggio Gaudiano e ai “Tre confini” riceve il tratturello n. 56 (Stornara-Montemilone) per poi collegarsi e terminare sul tratturo Melfi-Castellaneta, nel territorio di Venosa, per una lunghezza complessiva di Km 21 in Lucania.

Tratturello San Guglielmo o del Pisciolo, ( n. 64 , nella carte della reintegra del 1959)
Così denominato perché la tradizione vuole sia stato percorso da S. Guglielmo da Vercelli, monaco eremita, fondatore del Cenobio del Goleto a Montevergine, poco prima della sua morte. San Guglielmo di ritorno in Italia dal pellegrinaggio a San Jacopo di Compostela, da Roma volle proseguire sulla via dei pellegrini per Gerusalemme ma, derubato, si fermò a Taranto, ove venne convinto da San Giovanni da Matera a predicare il vangelo tra i poveri diseredati. Ripercorrendo l’itinerario della Via Appia, ritornò quindi in Irpinia. Al Santo è attribuito il ritrovamento della statua lignea della Vergine con il bambino, nascosta dai Romiti Basiliani di Monte S. Croce, perseguitati dai Saraceni, in una cavità rocciosa del Monte Pierno, in Lucania. Il tratturello di S. Guglielmo Abate si sviluppa tra Monteverde (AV) e Melfi (PZ) e raccorda i tratturi dell’Irpinia con quelli pugliesi e lucani, con l’itinerario della via Appia e l’itinerario micaelico per l’Abazia S.Michele Arcangelo di Monticchio e quello del Gargano, e con il Tratturo Regio Melfi Castellaneta.

Tratturello Canosa-Monteserico-Palmira ( n. 66 , nella carte della reintegra del 1959)
ha origine, con un primo tratto, dalla S.P. Venosa-Montemilone, in località Mass. Nuova, sul confine con la Regione Puglia, in provincia di Bari, e termina incrociando il tratturo Melfi-Castellaneta in contrada Mass. De Cesare, in Comune di Montemilone. Si snoda, questo primo tratto, per una lunghezza complessiva di 10 Km. Il Tratturello, così come il tratturo Acerenza Corato, non censito dalle cartografie ufficiali, passava per Taverna Mennuni nel territorio comunale di Genzano di Lucania (è attualmente sede di un’azienda biologica della famiglia Conversano), snodo di strade e tratturi a cavallo delle Valli del Bradano e del Basentello (con l’antico tracciato della Via Appia poco distante). In località Mennuni, vicino al Torrente Fiumarella, sono stati ritrovati nel 2014 da una missione archeologica italo-britannica, reperti risalenti all’età ellenistica, a testimonianza della frequentazione dell’area da parte dei popoli antichi. [Vedi stralcio cartografico tratturello Canosa Monteserico Palmira nella Regione Puglia]

Tratturello Tolve-Genzano ( n. 69 , nella carte della reintegra del 1959)
ha origine nel territorio di Tolve, in località Serra Acqua Fredda, diramandosi dal tratturello n. 71 (Tolve-Gravina). All’altezza della S.S. 96 bis, attraversa la medesima e il tratturello n. 70 (Palrnlra-Bradano) per arrivare sui Piani Caronna, incrocio con il tratturello n. 66 (Canosa-Monteserico-Palmira). Percorre il territorio di Oppido Lucano ed il fiume Bradano per terminare sulla SS 169 in agro di Genzano. Ha una lunghezza complessiva di Km 13.

Tratturello Parmira-Bradano ( n. 70 , nella carte della reintegra del 1959)
Ha origine dalla S.S. 169, in località Palumbo ed incrocia il tratturello n. 69 (Tolve-Genzano), in contrada Mass. Lancellotti, raggiungendo il Bradano, in contrada Casone Ripa d’Api. Si snoda per una lunghezza di Km 9.

Tratturello Tolve-Gravina ( n. 71 , nella carte della reintegra del 1959)
In passato rappresentava uno degli itinerari più importanti tra la Puglia e la Lucania interna, itilizzato dalle greggi di proprietà della ricca famiglia Orsini di Gravina di Puglia, antico centro abitato situato su uno snodo commerciale del tratturo Melfi Castellaneta coincidente con la via Appia [vedi stralcio cartografico tratturi e tratturelli nei pressi di Gravina in Puglia]. Giungeva a Gravina il tratturello da Tolve in Lucania; località quest’ultima dove è stato rinvenuto, in località Epitaffio, un cippo sul pagamento del passo degli animali. Il cippo, esposto nel chiostro del Convento dell’Annunziata, riporta scolpito il decreto della Camera del 1573. Il tratturello ha origine nell’incrocio con tratturello n. 69 (Genzano-Tolve), in territorio di Tolve, entra nel territorio di Irsina, dopo l’attraversamento del Fosso Gambararo e termina sul confine con la Regione Puglia in provincia di Bari, in località Manca del Brigante. Si snoda per un percorso complessivo di Km 26. [Vedi stralcio cartoggrafico tratturello Tolve Gravina nella Regione Puglia]

Tratturello Palagiano Bradano (n.77, nelle carte della reintegra del 1959)
In numerosi tratti il tratturo è asfaltato. Collegava la marina, con il comune pugliese, dalla foce del fiume Bradano, in Lucania.

Tratturello Montescaglioso-Matera ( n. 80 , nella carte della reintegra del 1959)
Si compone di tre tronchi: il primo ha origine dall’abitato di Matera in contrada Casa Padula, attraverso la S.S. n. 175, al km 3 circa e termina sulla strada S.S. n. 175, nei pressi dello scalo ferroviario di Montescaglioso; il secondo costeggia ora a monte, ora a valle la stessa statale e termina sul confine con la regione Puglia in località Mass. Pace; il terzo parte dallo S.P. Miglionico-Ginosa, in località Mass. D’Alessio e termina sul confine con la regione Puglia, in località Fiumicello. Si snoda per Km 37 nei comuni di Matera e Montescaglioso. Quello che costeggia la Gravina, ha un valore storico per intersecare un sistema di grotte abitate sin dalla preistoria (Grotta dei Pipistrelli e Grotta Funeraria) e il prolungamento del parco regionale della Murgia Materana e delle Chiese rupestri in gran parte ancora sconosciuto oltre la città di Matera (Cristo La Selva, Madonna della Rena, Cripta San Nicola al Saraceno, Cripta S.Eustachio, Chiesa di S.Andrea, Cropta del Canarino, etc) sino a giungere all’Abbazia Benedettina di Montescaglioso.

Tratturello Miglionico-Matera ( n. 81 , nella carte della reintegra del 1959)
Ha origine dalla località S. Lucia, sulla S.P. Miglionico-Matera, e si innesta sul tratturello n. 80 (Matera-Montescaglioso), in contrada Serra Pizzuto. Ha uno sviluppo complessivo in lunghezza di Km 9.

Tratturello Bernalda – Ginosa – Laterza ( n. 82 , nella carte della reintegra del 1959)
si sviluppa nei comuni di Montescaglioso, Bernalda e Pisticci.

Tratturello Miglionico – Metaponto ( n. 83 , nella carte della reintegra del 1959)
si sviluppa nei comuni di Grottole, Miglionico, Pomarico, Montescaglioso, Bernalda.

Tratturello Matera-Gravina ( n. 89 , nella carte della reintegra del 1959)
Ha origine dalla S.P. Matera-Gravina, in località Graffini e termina sul confine con la Regione Puglia, in località Serra La Stella, in territorio di Matera. Ha uno sviluppo in lunghezza di circa Km 13 e attraversa il territorio di Matera. [Vedi stralcio cartografico tratturello Matera Gravina nella Regione Puglia]

Il demanio armentizio regionale ha una estensione complessiva di circa 555 ettari, di cui 107 in
provincia di Matera e 448 in provincia di Potenza. Andrebbe integrato con la rete dei tratturi della Lucania interna e dell’area del Lagonegrese-Pollino, attualmente non rilevata in modo sistematico anche in relazione allo status attuale.

* © Articolo per Pandosia di Antonio Bavusi e Vito L’Erario, 2018

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