La “Via dei Lucani”: Transumanza e cinte fortificate
Articolo per Pandosia di Antonio Bavusi e Vito L’Erario, 2018

Regio tratturo della Marina: attraversamento del bosco di S.Nicola di Pietragalla

Cinta fortitificata Lucana di Monte Torretta (VI secolo a.C.)

Cinta fortificata di Monte Torretta di Pietragalla

Regio Tratturo della Marina: dal Santuario di Mefite di Rossano e la cinta di Vaglio, verso Barrata e Torretta di Pietragalla (VI sec.a.C.). Sullo sfondo del Tratturo, il Monte Vulture. Iazzi e Iazzetti testimoniano l’antica cultura pastorale della Transumanza

Vista verso la Valle del Bradano (Acerenza e Forenza)

L’invadenza delle pale eoliche ha trasformato e deturpato il paesaggio in alcuni tratti lungo il Regio Tratturo verso Vaglio

Tratturo della Marina in località “Tre Croci” (edicolette con S. Giorgio e S. Michele)

Chiesa di S. Michele a San Giorgio di Pietragalla (statue dei Santi all’interno della chiesa nuova e stralcio catastale con la pianta della chiesa vecchia situata lungo il Tratturo della Marina)
Il Regio Tratturo della Marina segna gli attuali confini di Potenza con i Comuni di Vaglio di Basilicata, Cancellara, Pietragalla e Avigliano. Lungo il suo sviluppo partono numerosi tratturi e tratturelli. In passato costituiva il passaggio obbligato lungo le vie erbose, dai pascoli montani verso le marine e viceversa. Oggi parte del suo sviluppo risulta asfaltato, con tratti ancora non antropizzati con la presenza recente di torri eoliche, che purtroppo hanno modificato il paesaggio originario dei luoghi. Durante la transumanza le greggi seguivano l’itinerario che collegava il mar Jonio, la valle del Basento con quella di Vitalba e l’Alto Bradano, e da queste località con le Murge pugliesi.
Il Tratturo della Marina
Il Tratturo Regio della Marina ha inizio nel territorio di Avigliano presso la frazione San Giorgio di Pietragalla, ove si insediarono i coloni aviglianesi che, dagli inizi del Novecento, occuparono i territori di “Terzo S.Giorgio”, già latifondo dell’ex Duca di Casalaspro che possedeva anche il casale omonimo citato da G. Fortunato come esistente nel 1154, distrutto dal terremoto del 1456, (sulla controversia con i proprietari di Pietragalla sui possedimenti del feudo e il pascolo ivi praticato presso la località La Giova e la difesa denominata Bandita leggasi: Giuseppe Gargano, per l’illustre Duca di Casalaspro contro i cittadini di Pietragalla, s.d., ma 1769). In località San Giorgio esisteva una fonte, una taverna e una sorgente, le cui acque sono state convogliata nella fontanacon annesso lavatoio realizzata nel XIX secolo, mentre l’originaria cappella era di forma quadrata, ancora visibile nella pianta catastale, sostituita alla costruzione in cemento armato.
Il Regio Tratturo della Marina, dopo San Giorgio, proseguiva fino al Vallone di Cisaracchi (Cesaracchio), dopo aver superato le località Fontana di Carpini e Lago Secco, segnati sulla mappa catastale. In queste località erano presenti diversi Iazzi, unità produttive adibite in passato al ricovero degli animali per la mungitura e caseificazione, alcuni dei quali sono rappresentati sulla cartografia catastale a forma di mezzaluna (Iazzetto), con i ricoveri per gli animali e l’abitazione del casaro aperti sulla corte interna. Dopo aver superato Bosco Grande di Pietragalla, il tratturo arrivava al Piano San Nicola, oggi occupato da un’area artigianale, per raggiungere le località Chiancali e Croce di Lavangone (i terreni arativi ricadenti nel territorio comunale di Potenza, furono contesi nel XVIII secolo da una parte il principe Doria di Lagopesole e dall’altra i nobili potentini Loffredo e De Guevara), già possedimento del Convento di San Francesco di Potenza “attraversato da una pubblica e antica strada” (ndr la via Herculia).
Dopo la località “Fontana dei Caprai”, il Tratturo della Marina, intersecava a sud i tratturi per Barrata e Masseria Corrado, questi ultimi proprietari di un mulino sul torrente Tiera (nei pressi è presente lo Iazzo Sparacannone). Questi terreni erano pervenuti a Domenico Corrado da Gioacchino Murat, zie all’adesione al governo Napoleonico in Italia. Dopo aver superato Serra Lappese (il toponimo secondo V. Perretti, Toponomastica storica della Basilicata, significherebbe Serra dell’Impiccato”). Il tratturo si dirige verso Barrata, centro abitato fino in epoca medievale che occupava la collina a nord est di Potenza. Barrata era collegato al Tratturo della Marina, che in alcuni tratti misura 60 metri, attraverso il tratturo omonimo.
Il centro Lucano venne fondato intorno al VI secolo a.C. L’area archeologica è poco indagata e studiata, con rinvenimenti che risalirebbero in dalla preistoria (località Piscone Pizzuto) fino quella successiva del ferro. Il toponimo “Barrata” indicherebbe un luogo recintato per la sosta temporanea del bestiame durante la transumanza, assumendo un ruolo strategico nel passo delle greggi dalla montagna potentina alle marine (Jonio e Adriatico).
Superata questa località, il Tratturo della Marina si collegava ai Tratturi Occhionero e Ginova con la rete dei tratturi per Tricarico e la Media Valle del Basento e la costa ionica.
Il Tratturo della Marina alle Tre Croci. San Giorgio e San Michele
San Giorgio è il protettore dei cavalieri e dei popoli dediti alla pastorizia. E’ il santo che ha sconfitto il drago; veniva festeggiato il 23 aprile, data in cui era fissata la partenza primaverile del gregge verso i pascoli “statonici” (estivi). Mentre San Michele Arcangelo, altro santo di devozione pastorale, è festeggiato Santo patrono della frazione di San Giorgio l’8 Maggio. Ma San Michele Arcangelo, è anche il protettore delle vie della transumanza e dei pastori, sostituito dai popoli italici ad Ercole con l’avvento del cristianesimo.
Il 29 settembre era fissato il termine ritorno dalle località montane della Lucania alle marine verso i pascoli invernali (vernili). In località Tre Croci, dove ha origine il Regio Tratturo della Marina, sono visibili le edicole con le statuette moderne dei due Santi, situate ai piedi delle tre croci che ricordano la “transumanza”.
Le statue originali di San Giorgio e San Michele sono invece situate all’interno della chiesa. Presso l’antica cappella, oggi non più esistente, sostavano i pastori durante la transumanza, occasione in antichità per le fiere per la vendita degli animali e lo scambio dei prodotti dell’allevamento (formaggio, lana e carne) a testimoniare l’economia pastorale dei Lucani.
La “Via dei Lucani” e le cinte fortificate
Poco distante dalla frazione San Giorgio di Pietragalla è raggiungibile la cinta fortificata lucana di Monte Torretta, collegata attraverso tratturi paralleli all’alto corso del Torrente Rosso, affluente del fiume Bradano. La cinta fortificata di M. Torretta (1.075 mt), di origine lucana (VI sec a.C.), dominava la catena montuosa della Valle del Bradano, parallela al tratturo della Marina che giungeva fino a Serra di Vaglio, che si scorge poco lontano dopo Monte Solario, o Salario.
Le ricerche di Ranaldi su Monte Torretta riguardarono la cinta muraria per una lunghezza di 98 metri, con la scoperta di una fortificazione alta fino 1.92 metri nei punti meglio conservati, formata da quattro filari di blocchi parallelepipedi squadrati. Su alcuni di questi blocchi si notano incise lettere greche, mentre la porta d’accesso, oggi è visibile all’estremità nord-est della cinta. A circa 300 metri sotto la prima cinta fu scoperto un secondo circuito murario con due filari di grossi massi che racchiudevano un centro abitato ancora poco studiato.
Da fonti storiche si apprende che da alcuni contadini Ranaldi riuscì ad ottenere tre bronzi rinvenuti nei pressi di Monte Torretta. Si tratta di due statuette bronzee (di cui una andata perduta o trafugata) raffiguranti Eracle e un sostegno in bronzo probabilmente parte di un candelabro o del sostegno per il gioco del Kottabos, che consisteva nel far cadere un piatto poggiato sul sostegno al termine di un bacchetto lanciando da una coppa del vino. Serra di Vaglio è situato a 1100 m s.l.m., lungo i Tratturi Occhionero e Ginova, prolungamento del Tratturo della Marina verso sud-est.
Sul lato orientale, alle pendici dell’altura, fu costruita una residenza principesca, con altre tombe rinvenute nella vicina necropoli di Braida che testimoniano il commercio dei Lucani con i Greci della Costa Jonica. Nel IV sec. a.C. l’abitato di Serra di Vaglio, così come quello di M. Torretta, vennero cinte da mura difensive lunghe 2,5 km. Le mura furono costruite con una tecnica di tipo greco, a doppia cortina: quella esterna con blocchi parallelepipedi irregolari di pietra arenaria. Reperti rinvenuti i pressi delle cinte fortificate attestano la diffusione del culto di Ercole. L’archeologa tedesca Agnes Henning (Agnes Henning. Due siti fortificati in Lucania. La campagna di ricognizione 2011 a Monte Croccia e Monte Torretta. Ed Sinis, 2011) in collaborazione con l’università di Heidelberg ha in corso uno studio dettagliato per comprendere non solo gli aspetti archeologici ma anche quelli sociali, economici e religiosi degli antichi popoli italici e dei Lucani che frequentavano l’area già nell’VIII secolo a.C.; periodo questo al quale si fanno risalire alcuni materiali rinvenuti. Non conosciamo i nomi in osco delle città Lucane di Torretta, Vaglio e Croccia Cognato, ma conosciamo invece il costruttore.
Secondo alcuni studiosi le cinte fortificate di Torretta di Pietragalla, Serra di Vaglio e Croccia Cognato furono concepite e realizzate dalle stesse maestranze sotto il comando di un’autorità politico-militare-religiosa di cui è noto il nome “Nimmeloi” (epì tes Nimmeloi archès: è il testo dell’iscrizione osca scritta con lettere greche).
Le fortificazioni lucane (una settantina tra Lucania e Cilento Lucano) furono erette dai popoli nativi quali segni di possesso sui pascoli appartenenti alle diverse tribù; ma venivano concepite anche come templi e luogo di incontro durante la “Ver Sacrum” (Primavera Sacra) durante la quale si stabiliva il possesso stagionale dei pascoli affidati alle diverse tribù o si formavano nuovi gruppi per fondare nuove tribù. Solo più tardi, nel IV secolo a. C., le cinte fortificate divennero baluardi contro la romanizzazione dei territori, mentre “Hurz” (Orto inteso come spazio sacro e Luk, come bosco sacro) erano i luoghi di culto, in genere dedicati a più divinità (Rossano di Vaglio era dedicato Dea Mefite utiana, ovvero detentrice del potere dell’acqua, dal quale nacque la tribù “Utiana”, la più potente dei Lucani.
La dea era mediatrice tra la terra e l’ultraterreno, dea generatrice e madre. Veniva venerata assieme ad altre divinità femminili (quali Mamert – Marte, Iovi – Giove, Ercole, Kerria, Cerere etc).

Fontana di San Giorgio (ha sostituito la vecchia fonte in origine situata più a monte del Regio Tratturo della Marina)
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