Vito L’Erario lo ha incontrato nella tappa di Venosa

Vito L’Erario e Marino Curnis. In un pomeriggio piovoso del 28 Ottobre 2018 arriva a Venosa nel suo viaggio da Roma a Brindisi, lungo la Via Appia Antica.

Il Logo “Appia a Piedi” di Marino Curnis

L’iscrizione in lingua greca e latina (attualmente incastonata nella facciata di palazzo Bagnoli a Venosa) con la dedica al dio Mitra (I sec d.C). Mitra e il mitraismo: Durante il culto veniva praticata l’uccisione rituale di un toro, la tauroctonos, in greco ταυρο-κτόνος, che costituiva non solo un sacrificio, ma anche un rituale nel banchetto (agape) per ricavare auspici di fecondità e per chiedere al dio di preservare la salute. Gli adepti, una elite politico – militare – religiosa, credevano nell’esistenza dell’anima e alla possibilità che essa potesse raggiungere l’aeternitatas percorrendo le 7 sfere celesti. L’epigrafe di Venosa, incastonata sulla parete del Palazzo Bagnoli, reca caratteri latino-arcaici-greci: “Soli Mitrae pro salute Britti Praesentis Sagaris dispensator”. Tradotta – secondo Lupoli – l’epigrafe recita: “il sole Mitra per la salute di Britti Presentiis”. Brutti Presentiis era una ricca famiglia Lucano-osca che assunse rilievo con i romani. Una Brutii Presentiis, Crispina, andò in sposa all’imperatore Commodo che le cronache riferiscono essere personalità crudele e dai comportamenti fuori da ogni regola morale. Egli fu sacerdote del dio Mitra. I resti della villa dell’imperatrice Crispina si trovano a Barricelle di Marsicovetere (PZ), sulla Via Herculia. La lapide venosina attesta la presenza del culto e forse di un mitreo, in genere una grotta o un luogo sotterraneo dove s’incontravano gli adepti per la celebrazione dei misteri del dio Mitra – Sole, le cui scritture erano considetate segrete e note solo agli iniziati. La divinità veniva invocata perchè non causasse malattie, menomazioni permanenti o morte. In seguito Mitra venne assimilato per potenza al dio Apollo.

Marino Curnis (a sinistra) con Vito L’Erario presso la birreria King’s Country Club di “Rocco U’Re” (con loro nella foto, a destra)

Marino Curnis è un viaggiatore nel tempo moderno che passo dopo passo percorre chilometri a piedi, lungo antichi itinerari. Bergamasco, vive con la sua famiglia in Sardegna. Sul suo blog  http://www.marinocurnis.altervista.org/ si definisce viaggiatore, scrittore, contadino e artista. Tra le sue esperienze di cammino, la più nota quella da Bergamo all’Iran “Eurasia Pedibus Calcatibus” lungo 6000 km in 13 mesi da cui il libro “Il sogno calpestato: Viaggio a piedi da Bergamo all’Iran”.

Ho avuto modo di ospitarlo a Venosa, l’antica Venusia colonia romana, una delle tappe del progetto “Appia a piedi”, 600 km della Regina Viarum da Roma a Brindisi. Ci rechiamo a casa dove ad attenderci mia moglie Emanuela. Davanti ad una tisana calda mi racconta la sua esperienza di cammino, le ipotesi del passaggio dell’Appia dal Ponte Pietra dell’Oglio, che Marino accredita maggiormente rispetto al Ponte di Santa Venere nonostante le tesi del Pratilli. Mi parla dell’incontro con i titolari della Cantina Il Passo ad Albero in Piano, la località in cui fu rinvenuto il famoso Sarcofago di Rapolla, oggi custodito nel museo di Melfi.

Sfogliando il testo “ Il Cammino di Puglia” gli mostro le nostre tracce ed i toponimi, evidenziando però che il nostro lavoro è sulla transumanza, di natura identitaria e basato su fonti documentate. Raccolgo diversità di vedute ma simmetrie di obbiettivi: parliamo sempre di 2300 anni or sono. La discussione prosegue sugli studi archeologici degli esperti, dalle nuove ipotesi dell’antico tracciato dal Ponte Pietra dell’Oglio sino alla contrada Bicocca di Melfi per poi unirsi al Tratturo Regio Melfi-Castellaneta sino alla Madonna di Macera e Taverna Diruta.

Marino ascolta con attenzione e prende appunti. Mi spiega che, dopo aver attraversato il ponte di origine romana della fiumara dell’Arcidiaconata, si incammina lungo la statale 93 sino al bivio della provinciale ex statale 168 per poi proseguire al toponimo Masseria Grimolizzi e Sanzanello dove scatta delle foto – dopo che con sms lo avvisavo del sito subito dopo il km 3 della provinciale. Marino, nel soffermarsi sul borgo di Sanzanello descrive il sito probabilmente pre-romano. Mi chiede dei manufatti subito dopo il vallone Mannucci e gli faccio notare la somiglianza con il sepolcro di Marcello a Venosa, nonostante vengano indicati come due piloni di un presunto ponte, ma che in realtà trattasi di probabili manufatti funerari.

Marino ha una sua visione di Cammino. Non segue le tracce di un GPS. Infatti il suo istinto lo porta a percorrere l’itinerario attraverso sensazioni che passo dopo passo raccoglie sul territorio attraversato. Chiede consigli, si confronta, ma poi è lui a decidere il percorso da intraprendere. Infatti il suo viaggio proseguirà dai piani della Trinità di Venosa verso Palazzo San Gervasio, e non da Notarchirico e per verso località Matinelle. Tento di convincerlo a cambiare idea, ma non ci riesco fino alla telefonata del giorno successivo, dove mi informa di aver intrapreso una “stradina” a collegamento con l’area di Matinelle verso Palazzo San Gervasio. Marino, però, intende proseguire diversamente, forse spinto dal Pratilli a raggiungere Spinazzola e Poggiorsini percorrendo il Tratturo Regio Melfi-Castellaneta. Ad un certo punto mi chiede se il percorso da me suggerito è quello che conduce alla discarica di Venosa. Gli rispondo di si.

Dopo il confronto raggiungiamo una struttura ricettiva, il B&B Al Gravattone ove Marino possa trascorrere la notte e riposare dopo la lunga fatica. Lasciamo lo zaino e ci rechiamo a fare un giro in città: piazza Orazio, la presunta casa di Quinto Orazio Flacco, gli scavi romani e la Santissima Trinità con annessa “Incompiuta”, il Sepolcro di Marcello e i resti dell’antico acquedotto romano sino al Castello di Pirro del Balzo, la Fontana Angioina o dei Pilieri dove gli spiego che un tempo erano presenti le antiche mura e una delle porte di ingresso alla città. Mostro a Marino un’epigrafe greca dedicata al Dio Mitra e ne rimane colpito al punto che scatta subito una foto. Gli parlo della tecnica del riuso, nel corso dei secoli, ha permesso la conservazione di queste pietre incastonate nelle case del centro storico, infatti sono molte le epigrafi in città.

Concluso il giro nella città colonia romana ritorniamo a casa per cenare: patate al forno, orecchiette al sugo di braciola e una bottiglia di Likos, Aglianico del Vulture prodotto da Vigne Mastrodomenico tutto preparato con dovizia da mia moglie Emanuela. Marino apprezza e riprende le forze. Racconto a Marino come ai tempi di Roma i vini del Vulture venivano chiamati delle Terre di Bari e che Cesare apprezzava molto la Lagarina che si produceva a Grumentum.

La giornata si conclude tra sorrisi e saluti, ma prima di accompagnarlo al B&B per il riposo meritato, una sosta nella vicina birreria di “Rocco u Re“, due birre accompagnata dalla simpatia e dall’accoglienza di Rocco e la compagna Licia (la foto è sua) del caratteristico locale.

Saluto Marino Curnis con una certa emozione, consapevole del lungo viaggio che gli aspetta fino a Brindisi. Non chiamatelo però “pellegrino”, perchè egli non si ritiene tale. Si definisce semplicemente un “viaggiatore”.

E’ possibile acquistare i suoi libri come forma di contributo economico a sostegno delle spese del viaggio “Appia a piedi” http://www.marinocurnis.altervista.org/libri.html