Nel cuore della montagna del Pollino, dalla contea di Chiaromonte a Morano
di
Antonio Bavusi e Adriano Castelmezzano
(Febbraio 2025) – Creative Commons Attribuzione – Non commerciale citando la fonte
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«Tanto è profondo il Tartaro oscuro sotto la terra:
… se un’incudine di bronzo cadesse dalla terra, dopo nove notti
e nove giorni, al decimo arriverebbe al Tartaro»
(
Esiodo, Teogonia, vv. 721-725).


La Via Tartarea, così denominata in un documento storico del Convento del Sagittario risalente al 1248, era un itinerario religioso e commerciale. Collegava fra loro i monasteri appartenuti agli ordini religiosi tra le valli del Sinni-Frido e del Coscile. La Tartarea, prevalentemente utilizzata durante la transumanza, collegava fino al XVIII secolo la contea di Chiaromonte, Villa Franca (Francavilla in Sinni) e Morano, in Calabria, con i possedimenti lucani e calabresi della potente famiglia dei Sanseverino di Bisignano. La difficile “scorciatoia” che attraversava il Pollino univa tra loro il Principato Citra, la Basilicata e la Calabria Citra, evitando di percorrere dalla Costa Jonica il più facile itinerario lungo il  fiume Sinni per raggiungere la Via Popilia e il Mar Tirreno. Secondo alcuni autori il termine “Tartarea” indicava il “tratturo”. Ma il termine “Tartarea” indica la via omonima nelle mappe catastali del comune di Francavilla in Sinni e nelle vecchia toponomastica locale. Sulle Alpi,  la “tartarea” indica una pianta (Rhinanthus minor L.) diffusa nei pascoli montani italiani. Per noi l’antica “Via Tartarea” attraversava la montagna sacra al dio Apollo nelle cui viscere Zeus confinò i Titani che avevano osato sfidarlo, secondo il racconto mitologico di Esiodo nella “Teogonia”, divenuto l’inferno  con l’avvento del Cristianesimo.
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