di Antonio Bavusi

costagargano

Utilizzare il satellite per cercare di scoprire la mano incendiaria che ha distrutto i boschi nel parco nazionale del Gargano significa cercare il classico “ago nel pagliaio” alla ricerca dell’atavico odio del pastore contro l’uliveto ed il campo del contadino da cui potrebbe anche essere scaturita la scintilla incendiaria. Il potente occhio del satellite potrebbe essere puntato sui “macroscopici” abusi edilizi passati, presenti e futuri del Gargano…

 

 

 

 

 

 

mappagarganoL'abusivismo edilizio rapresenta il vero movente occulto dei roghi, la piaga che affligge il parco nazionale istituito nel 1995 su una superficie di oltre 120 mila ettari e 18 comuni nella Provincia di Foggia e che comprende il nemus garganicum descritto da Orazio, unico vero bosco che assieme alla Foresta Umbra la Puglia può vantare, oltre allo straordinario patrimonio ambientale e storico architettonico con le numerose emergenze floro-faunistiche, geologiche, botaniche, note fin dall’antichità. L’immenso rogo che ha percorso questa estate il Gargano, in quasi tutti i comuni del Parco, rappresenta una catastrofe purtroppo annunciata di proporzioni enormi, con perdita purtroppo anche di vite umane. Ha mandato in fumo centinaia e centinaia d’ettari di uno dei più grandi e straordinari patrimoni naturalistici d’Italia di cui le immagini delle riviste turistiche patinate  non parlano, così come dell’abusivismo edilizio che è un dato incontrovertibile, assieme alla conseguente diffusa illegalità. L’abusivismo riguarda prevalentemente le seconde case, mentre i grandi complessi, non meno invasivi, mostrano di seguire canali burocratici definibili legali, pur se insistono su aree protette e siti di importanza comunitari noti solo ai cosiddetti addetti ai lavori che dimenticano questo dato di fatto quando autorizzano i grandi complessi alberghieri.

Condoni edilizi e disastri annunciati 

Nella relazione 2004 della Corte Costituzionale, all’indomani del condono edilizio del 2003, si legge che “tra le aree più colpite dall’abusivismo edilizio, spicca il parco del Gargano, che ha visto negli ultimi anni una continua proliferazione di case illegali. Le abitazioni costruite nella zona del parco, su terreni demaniali, sono tutte seconde case”. Una sorta di seconda “Punta Perotti” pugliese che, a differenza di quest’ultima, non ha ricevuto la stessa attenzione da parte dei mass media, poiché diffusa ma non meno impattante. Luca Ramacci (http://www.lexambiente.com/modules.php?name=News&file=article&sid=2236) scrive “molte volte, parlando di abusivismo edilizio, ci si chiede come sia possibile che, anche in piccoli comuni, si riesca a realizzare indisturbati la più visibile tra le aggressioni al territorio. La risposta, specie per chi lavora in zone dove il rispetto delle regole è una graziosa concessione, è semplice: il maggiore aiuto ai cementificatori viene dalle amministrazioni locali che, invece di controllare, li incoraggiano con la loro indifferenza. Lo diceva, già nel 1994, la Corte costituzionale ma, senza scomodare il giudice delle leggi, la dimostrazione è sotto gli occhi di tutti nella pratica quotidiana. Sarebbe interessante effettuare uno studio statistico per verificare, ad esempio, quante sono le costituzioni di parte civile degli enti locali nelle migliaia di processi per abusivismo edilizio celebrati ogni anno nei tribunali italiani che, in caso di condanna, consentirebbero quantomeno un risarcimento del danno. Altri potrebbero verificare quali e quanti controlli siano stati fatti per accertare, ad esempio, la veridicità delle domande di condono edilizio. L’esperienza insegna, infatti, che molte istanze sono presentate per immobili costruiti oltre il termine fissato dalla legge (che nell’ultimo condono è stato il 31 marzo 2003) allegando fotografie abilmente “taroccate” o dichiarando una data di ultimazione falsa che potrebbe essere controllata con foto aeree digitali in vendita a pochi euro e, in altri casi, con un semplice sopralluogo della polizia municipale. Si registrano, invece, livelli di disattenzione da parte degli uffici tecnici comunali giustificabili solo se associati a gravissimi deficit psicofisici. Come non sospettare di istanze di condono prive di documentazione o corredate con fotografie dove dalle ombre si desume chiaramente che gli infissi sono semplicemente poggiati sui muri esterni o che il tetto è costituito soltanto da un telone dal quale filtra la luce? Forse c’è bisogno di spiegare ai nostri amministratori locali che le case abusive non vengono giù con le chiacchiere”.

Un parco assediato dal cemento e dalla deregolamentazione 

Il parco del Gargano non è l’eccezione di questa diffuso abusivismo di cui soffre il sud Italia denunciato da Lipu, WWF e Legambiente. Per il Gargano non è stato sufficiente il cambio politico delle amministrazioni locali, oggi in gran parte appartenenti al centro sinistra, perdurando il favore connesso ad una intensa attività edilizia ed alla costruzione di seconde case. L’attuale presidente del parco, l’avv. Giandiego Gatta, è espressione della politica locale. Nativo di Manfredonia, Gatta è stato nominato nel 2004 dall’ex ministro dell’Ambiente e compagno di partito Matteoli, al posto di Matteo Fusilli, già presidente nazionale di Federparchi. L’istituzione del parco viene percepita da gran parte degli amministratori locali come una istituzione capace di limitare, attraverso regole di salvaguardia del territorio, la libera attività dei privati, non importa se poi questa sia in gran parte illegalità diffusa, così come evidenziato dalla relazione della Corte Costituzionale. Dopo pochi anni dalla istituzione del parco del Gargano, con una sentenza del TAR del Lazio (sentenza n.231/98), su ricorso dei cacciatori, viene eccepita la perimetrazione acclusa al DPR 5 giugno 1995. E’ l’inizio di un calvario per il parco che dura anche oggi attraverso un assedio costituito da un mix di cemento, abusi, incendi che alimentano continue richieste da parte dei comuni di un suo ridimensionamento. Sulla scorta di queste pressioni, l’ex giunta della Regione Puglia, nell’aprile del 1998, chiede al parco di predisporre una nuova perimetrazione, stipulando nel 2000 l’intesa con il Ministero dell’Ambiente. Ci si sarebbe dovuto attendere, con il cambio del governo, anche il cambio delle politiche a favore dei parchi, bloccando questa nuova richiesta di rivisitazione dei confini del parco del Gargano. Ed invece i problemi restano. Il nuovo DPR di riperimetrazione, approvato dalla Conferenza Unificata del 22 marzo 2001, presieduta da Agazio Loiero (attuale presidente della Regione Calabria), viene firmato dal Presidente della Repubblica Ciampi nel 2001 (G.U.R. n.228/2001). L’ex presidente Fusilli tenta allora di dare certezza normativa al disordine edilizio del Gargano affidando nel 2003 l’incarico di redigere il piano del parco alla società Agricolnsulting SpA. Un segnale di ripristino della legalità sembra provenire dall’abbattimento, tra le proteste degli abusivi, di 4 dei molti fabbricati di “Torre Mileto”, un villaggio abusivo frutto della “cosiddetta lottizzazione spontanea” su terreni contesi tra l’ex demanio marittimo e privati. Una controversia sostenuta da amministratori locali e finanche da alcuni amministratori locali presenti nel parco che sostengono le ragioni dei privati. Il villaggio di Torre Mileto, situato sull’istmo che separa il Lago di Lesina dal mare, rappresenta la contraddizione. Una delle tante “Punta Perotti” del Gargano, dove – denuncia Legambiente – anche la chiesa è un’opera abusiva. Ma con il nuovo cambio del Governo, l’ex ministro Urbani rimescola le carte stabilendo che i Piani Paesistici e sue varianti predisposte dalle Regioni debbano prevalere giuridicamente sui Piani dei Parchi. Il Decreto Legislativo n. 42 del 22/1/2004, meglio noto come “codice urbani”, all’art.145, comma 3 prevede infatti “per quanto attiene alla tutela del paesaggio, le disposizioni dei piani paesaggistici sono comunque prevalenti sulle disposizioni contenute negli atti di pianificazione ad incidenza territoriale previsti dalle normative di settore, ivi compresi quelli degli enti gestori delle aree naturali protette Si chiude così la “tenaglia” con una pianificazione dei parchi declassata e subordinata a quella delle Regioni mentre un nuovo condono edilizio lascia alle Regioni il compito di stabilire quali opere abusive nei parchi ricadano o meno nella categoria di “manutenzione straordinaria e restauro” iscritta nel codice Urbani. Con il ricorso al condono edilizio la trama della sanatoria degli illeciti finisce però con il favorire nuovi abusi. Se ne avvedono le combattive associazioni ambientaliste allorquando denunciano nuovi tentativi di ridurre, dopo quella del 2001, il perimetro del parco del Gargano. Richieste che continuano a pervenire al parco anche dopo l’insediamento nel 2005 della Giunta Vendola da parte dei nuovi amministratori locali che prevedono di ridurre il perimetro del parco del Gargano di altri 17.000 ettari, mentre si autorizzano nuove colate di cemento come il mega albergo nella baia Gusmaj che ha ricevuto le autorizzazioni del parco e della Regione Puglia, ed un villaggio, nella stessa località nel comune di Peschici, proposto dalla società Manacore Investur di Milano sulla litoranea Vieste-Peschici che è in attesa del pronunciamento della Regione Puglia. Il mega investimento del villaggio Gusmaj è costituito inizialmente da sei corpi di due piani e 84 camere e 6 suite con accluse 1000 resindence, 19 villette, piscine, servizi sportivi, parcheggi a cui si sono aggiunti nuovi alberghi per un totale di 67.000 metri cubi. Questa colata cementizia si estende su 80 ettari ad appena 80 metri dal mare, in zona 1 del parco ed all’interno e limitrofa al SIC “Manacore del Gargano” istituita per tutelare numerose specie ed habitat protetti dall’Unione Europea. A questo insediamento si sono “accodate” nuove strutture di privati sulla costa evidentemente invogliate dal rinnovato interesse per il mattone. Alle accuse delle associazioni che redigono il “Dossier Gargano” il presidente del parco Gatta risponde che il complesso turistico ha ricevuto tutte le autorizzazioni e che le accuse rientrano nell’attacco politico e dell’ambientalismo ideologizzato. Accuse che il presidente Gatta nuovamente respinge allorquando gli viene richiesto di procedere agli abbattimenti abusivi utilizzando i 500 mila euro messi a disposizione dall’ex ministro Matteoli e dalla Regione Puglia, nonostante lo stesso Gatta dichiari con enfasi durante la manifestazione del decennale del parco di voler utilizzare i soldi messi a disposizione per gli abbattimenti “per lanciare un segnale importante anche in temine di legalità” (Puglia oggi, sabato 8 luglio 2006). A pochi mesi di distanza il presidente del parco smentisce se stresso e dichiara nel corso della trasmissione Ambiente Italia nel mese di dicembre 2006 che “ procedere agli abbattimenti è uno spreco di denaro pubblico ed un danno alla collettività e Torre Mileto si risolve riqualificando e stralciando quella zona dal perimetro del parco

(http://www.sgrlegambiente.it/content/view/52/34/). 

Riprogrammare lo sviluppo del Gargano per frenare l’illegalità diffusa 

In assenza di scelte di programmazione regionali capaci di qualificare in modo sostenibile la monocultura turistica del Gargano, rappresentata dalla vacanza al mare e dagli itinerari religiosi, le amministrazioni locali rivolgono nuovamente la loro attenzione a nuovo consumo di territorio a scapito dell’ambiente, attraverso massicci interventi turistici ed edilizi che stanno portando il Gargano al collasso socio-economico, oltre che ambientale. Le pressioni esercitate sulla Giunta Vendola riguardano oggi richieste di parere sui PIRT (Piani di Recupero Territoriali) e sulle varianti urbanistiche giacenti presso gli Uffici della Regione Puglia. Potrebbero diventare una sorta di nuovo condono edilizio regionale, per continuare a favorire la proliferazione di seconde case, nonostante il grande rogo, mentre procedono le grandi lottizzazioni Gusmaj, Lesina 2, Lago di Varano, Capojale, la variante al PRG delle Isole Tremiti,la lottizzazione Marcegaglia di Pugnochiuso, i vari villaggi turistici proposti nel Comune di Vieste, a Valle della Grotta e Località Merino, e mentre viene messa in discussione, a vantaggio delle associazione venatorie, la gestione dell’oasi del Lago Salso, Zona Umida di Importanza Internazionale, dove proprio di fronte alle paludi sipontine, è prevista la realizzazione di un nuovo villaggio turistico, mentre il contratto d'area dell'area di Manfredonia, risultato di un malinteso industrialismo, rischia di minare l'integrità del territorio. Ed ancora, spuntano fabbricati sull’isola di Capraia, sino al 2006 completamente disabitata con la realizzazione di fabbricati e strutture, su Monte Pucci, angolo tra i più belli e suggestivi del promontorio, che sono stati realizzati su un area percorsa dal fuoco negli anni scorsi, mentre sulla pedegarganica, limitrofa al parco, si intende realizzare una discarica per rifiuti speciali. La lunga lista potrebbe continuare con le numerose strutture ricettive realizzate sulla "scia"del Giubileo e disseminate tra San Marco, San Giovanni e Monte Sant'Angelo, attualmente in gran parte non fruite, diventano pretesto per chiedere la realizzazione di una bretella stradale tra la SS 89 Foggia-Manfredonia e San Giovanni Rotondo che rischia di stravolgere la delicata orografia del territorio ed il paesaggio del Gargano. Rappresentano l’emblema di un malinteso sviluppo economico basato sulla privatizzazione di luoghi e risorse, sui grandi investimenti infrastrutturali con effetti disastrosi sull’ambiente naturale e sul paesaggio, sull’antropizzazione di luoghi e demani pubblici esposti ad incendi e devastazioni, ma anche sulla stessa economia turistica insostenibile. Un caso eclatante di cattiva amministrazione, prima ancora che di pessima politica, che coinvolge anche la gestione del parco nazionale, oggi subissata da nuove richieste di autorizzazioni ed impossibilitata ad esercitare la gestione e la salvaguardia del patrimonio ambientale del parco. Ma la vera emergenza nazionale è ancora una volta l’assenza di politiche nazionali per i parchi, la cui tutela è oggi messa in pericolo da una parte dalla deregulation normativa e dall’altro dai localismi prevalenti per la cui comprensione necessiterebbero analisi approfondite parco per parco, zona per zona, regione per regione, mentre le campagne di stampa promosse localmente per cercare di cancellare l’immagine del Gargano distrutto dalle fiamme, continuano ancora a propagandare falsi valori che nulla hanno a che vedere con l’ospitalità della gente e strutture turistiche, tante strutture. Nulla potrà cancellare il cemento che soppianta il verde, mentre con la distruzione del verde il parco del Gargano muore e l’illegalità purtroppo si diffonde a macchia d’olio. 

Presidi e controlli dello Stato contro l’illegalità

Il Gargano sta subendo un’aggressione cementizia senza interruzione che non va considerata avulsa dagli eventi drammatici del mese di luglio 2007 ma anche dalle vicende legate al parco. Il fuoco, quasi sempre, serve a sgomberare il campo da alberi, o altri fastidiosi impedimenti naturali, a vantaggio di nuovi alberghi, ville ed anche pascoli, ma può venir provocato anche dall’insensata antropizzazione di luoghi e località coperte da vegetazione che subisce continue manomissioni, privatizzazioni e distruzioni. Se non esistono le mappature dei terreni percorsi dal fuoco – ribadiscono le associazioni – sarà impossibile poi controllare che realmente su questi territori non si edifichi. Per il territorio del parco potrebbe provvedervi il CTA del Parco (Coordinamento Territoriale Ambiente del CFS opportunamente potenziato di uomini e mezzi) supportato dal Nucleo Investigativo Antincendio Boschivo (N.I.A.B.). Quest’ultimo ha il compito di coordinare ed intensificare l’attività investigativa diretta all’identificazione degli autori degli incendi. Al N.I.A.B. sono stati affiancati i Nuclei di Polizia Ambientale e Forestale (N.I.P.A.F.), istituiti con D.M. del 17 ottobre 2000, all’interno delle strutture periferiche del Corpo Forestale dello Stato, per l’accertamento e la repressione dei reati di incendio, nell’ambito della più generale attività di polizia forestale e ambientale. Si tratta di 500 unità con specifica formazione tecnico-giuridica che operano con il supporto di nuove tecnologie informatiche. Si tratta dunque di un adempimento essenziale per evitare fin da ora il fuoco futuro, neutralizzando una delle cause più probabili degli incendi per i quali tra l’altro non sarebbero stati predisposti da molti Comuni del Gargano i Piani Comunali di Protezione Civile. Per gli accertamenti degli illeciti potrebbero essere attivati le sedi regionali del NOE (Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri). Il Reparto, composto da personale specializzato in legislazione e cultura dell’ambiente, assolve funzioni di polizia giudiziaria in materia ambientale, con esclusione degli accertamenti di natura tecnico-scientifica, per i quali si avvale degli organismi pubblici a ciò preposti, in particolare del sistema delle agenzie (APAT e ARPA), del Servizio Sanitario Nazionale, oltre che del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche (Ra.CC I.S). Il NOE potrebbe sopperire alla carenza dei controlli da parte dei comuni contro gli illeciti edilizi a danno dell’ambiente e del paesaggio. Sia il NOE che il CTA sono tra l’altro strutture operative dipendenti dal Ministero dell’Ambiente. La loro operatività garantirebbe un presidio dello Stato sui territori in cui prevalgono illegalità diffusa e fenomeni di vera e propria criminalità contro l’ambiente ed il patrimonio ridando voce al diritto di cittadinanza oggi affievolitosi ed alla partecipazione.  

 

montesantangeloIn un discorso tenuto nel 1997 al Convegno su “Ambiente e Salute”, organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, Papa Giovanni Paolo II ha invitato gli uomini a resistere alle tentazioni di una conoscenza non più intesa come sapienza e contemplazione che consente di penetrare il mistero della creazione, ma come potere sulla natura, vista come un insieme di risorse non animate da sfruttare in nome del profitto. Su tale visione deve vincere quella di una natura vista nell’accezione francescana, come la casa di un uomo che rispetta ed ama le creature con cui vive.L’uomo, posto da Dio “nel giardino dell’Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse” (Genesi 2,15) deve esercitare la custodia del creato osservando quelle leggi morali, compendiate nella proibizione  di “mangiare il frutto dell’albero” (Gen. 2,16), che impediscono l’uso e l’abuso

Monte Sant'Angelo, San Michele Arcangelo