La Via del Grano
di Antonio Bavusi. Geoitinerario storico di Vito L’Erario
140 pagine, formato 19 x 26 cm. Copertina e foto a colori.
Edizioni: Alfagrafica Volonnino – Lavello (PZ) – contatta l’editore e ordina il testo
La “Via del Grano” venne progettata e in parte realizzata nel 1797, ma fu completata agli inizi dell’Ottocento. Collegava Napoli e la provincia di Salerno alle altre province del regno, il mar Tirreno all’Adriatico, attraversando le valli del Sele (Campania) e di Vitalba (Basilicata), giungendo a Lavello (Basilicata),dopo 105 miglia, nelle aree cerealicole pugliesi e lucane, dopo aver collegato fra loro numerosi comuni Campani, Lucani e Pugliesi. La strada incrementò il commercio ma anche la circolazione delle idee, in un periodo storico caratterizzato da guerre, da profonde lacerazioni e contraddizioni. Gli autori hanno ripercorso le 60 miglia napoletane di questo Geoitinerario, dall’epitaffio di Eboli ai Piani di Lavello, riproponendo gli scritti e le vicende storiche e descrivendo le opere civili ed ingegneristiche superstiti, quali ponti, fossi, muretti a secco, canalette, colonnette miliari, progettate e realizzate dal Real Corpo di Ponti e Strade, ma anche le dogane, le antiche taverne e le poste. Lo studio intende sollecitare la salvaguardia, il recupero e la valorizzazione di questi manufatti, dichiarando la Via del Grano o “Cammino di Matera”, così denominato nelle cartografie dell’epoca, “patrimonio culturale delle comunità locali”.
Contenuti
- La Via del Grano
- Il grano a Napoli, capitale del regno
- L’approvvigionamento del grano a Napoli
- Il “secolo del grano”. Commercio, pasta e carestia
- La fiera di San Matteo a Salerno
- La Via del Grano (1797) e il Marchese Giuseppe Maria Valva
- Le strade borboniche
- Le carovaniere del grano
- Le città del grano
- Descrizioni del tracciato del Cammino di Matera (Via del Grano)
- Le colonnette miliari
- Il servizio postale lungo il Cammino di Matera
- Le taverne e le poste
- Le dogane
- I ponti
- Geoitinerario storico (cartografia tratta dal GIS)
I Comuni campani attraversati dalla Via del Grano
- Eboli
- Campagna
- Oliveto Citra
- Colliano
- Valva
- Laviano
I Comuni lucani attraversati dalla Via del Grano
- Castelgrande
- Muro Lucano
- Bella
- San Fele
- Atella
- Rionero in Vulture
- Melfi
- Barile
- Rapolla
- Venosa
- Lavello
Comuni limitrofi e/o di prossimità
- Campania: Contursi Terme, Palomonte, Calabritto, Caposele, Castelnuovo di Conza, Santomenna, Senerchia (7 comuni)
- Basilicata: Pescopagano, Rapone, Ruvo del Monte, Filiano, Ripacandida, Ginestra, Melfi, Montemilone (8 comuni)
GEOITINERARIO STORICO
Partendo dalle ricerche storiche, è stato possibile ricostruire il tracciato della Via del Grano, intesa nel tempo come luogo condiviso per scambi commerciali e culturali. Si è utilizzata la tecnica della fotointerpretazione mappale di una serie di cartografie che sono state utili al raggiungimento del risultato finale. Il geoitinerario storico ottenuto è una rappresentazione grafica dell’insieme delle informazioni (toponimi geo-storici) e delle carte geografiche-stradali sulle quali è stato disegnato il percorso. Le cartografie risultati utili all’editing del track sono state divise in due categorie: generali (carte tematiche) e fisiche (storiche e antropologiche). Unitamente alla georeferenzazione delle informazioni raccolte (toponimi in primis) attraverso rilievo GPS su campo e fotointerpretazione mappale, si è anche implementato un GIS (Geographical Information System) utilizzando la piattaforma open source uMap da cui è possibile consultare tutte le informazioni geografiche e storiche associate a scatti fotografici. L’insieme delle informazioni spazio-temporali così ottenute (testuali, cartografiche, fotografiche e satellitari) offre chiavi di lettura di una realtà tutt’altro che estinta, che può invece far comprendere le trasformazioni arricchendo le conoscenze utili al nostro agire.
WORKING IN PROGRESS “LA VIA DEL GRANO”
(contributi conoscitivi storici e di attualità sulla ricerca e il testo “La Via del Grano“)
Tratto dalla prefazione al testo “La Via del Grano” di Gianni Fabbris, presidente onorario di Altragricoltura e portavoce dell’Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare: “Nel fitto intreccio fra ragioni storiche, economiche, culturali, sociali e politiche con cui la lettura di queste pagine ci accompagna lungo l’affascinante cammino della Via del Grano, innumerevoli sono le ragioni per fermarsi a riflettere sulla nostra storia e, guardando il paesaggio agrario attraversato da quella via che si snodava da Napoli a Lavello per 194 km , sulla nostra condizione del presente […] Grazie alla possibilità che ci offrono lavori come questo, purtuttavia, possiamo osare di più superando il rischio di considerare il passato come costretto in un museo della memoria. Al contrario, possiamo esercitarci nella riflessione sul presente per capire quanto il divenire della storia possa insegnarci dell’oggi e prefigurare il futuro […] Non molti decenni dopo, le forme del mondo sarebbero cambiate profondamente. Con l’”Unità d’Italia”, il centro del Paese si sarebbe spostato dal Mediterraneo verso il Nord Europa, le direttrici delle relazioni territoriali avrebbero cambiato orientamento politico, Napoli con le sue velleità di un sistema integrato territoriale diventava la metafora della “periferia dell’Impero”.[…] Come può accadere che nel Paese con la sua grande storia agricola e cerealicola, patria dei prodotti derivati dal grano (le farine, la pasta, i prodotti da forno), che ha fatto di questo patrimonio storico la base e la fortuna di gran parte della sua straordinaria cultura culinaria, improvvisamente il grano italiano diventa “scarsamente competitivo e di poca qualità” (quindi da pagare poco)?[…] Se poi volessimo fare una mappatura dei padroni che muovono oggi i fili delle filiere dovremmo guardare alla borsa merci di San Francisco e seguire la rotta di quelle navi prendendo nota di tutti i passaggi di speculazione finanziaria che ne accompagneranno la rotta e ne determineranno il prezzo. […] Oggi, di fronte a questo modello dominato da un capitalismo barbaro che sta conducendo il Pianeta verso una crisi senza ritorno, abbiamo bisogno di ripensare il futuro costruendo nuove e credibili prospettive fondate sulla giustizia sociale e ambientale, senza delle quali, non sarà possibile invertire la tendenza alla perdita di valore delle nostre comunità. La Sovranità Alimentare è il rovesciamento del modello sociale imposto da questo neoliberismo esattamente come lo furono i “lumi” o il “socialismo”. E’ il diritto delle comunità e dei popoli (nelle forme concrete di governo che si danno) di determinare il proprio modello di produzione, distribuzione, consumo del cibo e del territorio. Quindi principi e obiettivi fondati sulla democrazia e sulla giustizia sociale ed ambientale.