La costruzione del canale principale dell’Acquedotto Pugliese, venne realizzata lungo il tracciato del “Cammino di Puglia”. La “Grande Opera” iniziata durante la prima guerra mondiale, venne terminata durante la seconda guerra mondiale. Gli avvenimenti storici connessi alla carenza d’acqua in Puglia [Antonio Bavusi, Pasquale Libutti, La Grande Opera, la realizzazione del canale principale dell’Acquedotto Pugliese – 1885-1916. Edizione Alfagrafica Volonnino, Lavello, 2002] narrano di come la preziosa risorsa venne prelevata in Irpinia e dalle lontane sorgenti della Lucania, dove l’acqua è abbondante, così come testimoniano gli antichissimi culti legati alle divinità delle sorgenti e, attraverso le valli dell’Appennino meridionale giunse in Puglia, fino a Santa Maria di Leuca (Finis Terrae) attraversando la Murgia e la Gravina.

Già percorrendo la vecchia via che dal Vulture attraverso l’Irpinia giungeva a Napoli è possibile osservare le imponenti strutture in pietra del canale principale dell’Acquedotto Pugliese realizzate agli inizi del Novecento sulla Fiumara di Atella (l’antico Triepi) e sui Torrenti Bradano e Vonghia.

I ponti-canale si inseriscono nel contesto di luoghi bellissimi oggi minacciati da infrastrutture energetiche e turistiche, che meritano di essere inseriti nel parco naturale regionale del Vulture da troppo tempo rimasto solo sulla carta.La Grande Opera proseguiva poi in Puglia seguendo i tracciati della Via Appia antica e il Tratturo Regio – Melfi Castellaneta.

Nel 1915 i comuni serviti dall’acquedotto furono 27, con una popolazione di 395.420 abitanti; nel 1969 i comuni furono 231, con 2.561.867 abitanti residenti in 9 province di 4 regioni. La rete secondaria si sviluppò successivamente a partire dagli anni 30.

Note

Articolo di A.Bavusi “La grande sete”. Dagli inizi del Novecento, Campania, Basilicata e Puglia unite dal canale principale dell’Acquedotto Pugliese

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