piccola146Abbiamo percorso il “Cammino di Puglia”, a partire dal 2008, seguendo una doppia direttrice “Appulo – Lucana”: lungo la via Appia (Regina Viarum), che da Roma arrivava al ponte romano sul fiume Ofanto, attraversando i territori di Melfi, Rapolla e Lavello e il Tratturo Regio Melfi Castellaneta. Nel disegnare le nostre mappe, ci siamo avvalsi degli antichi tracciati riportati nelle descrizioni e nelle mappe di archivio.

Per la via Appia, di fondamentale importanza, è stata la lettura della descrizione della “Tabula Peutingeriana” fatta da Francesco Maria Pratilli (1689 – 1763), canonico della Cattedrale di Capua e mentore fiduciario di “papa Orsini”(Benedetto XIII) e della potente famiglia napoletana dei Caracciolo.

Per il Tratturo Regio Melfi Castellaneta, abbiamo seguito gli itinerari tracciati sulle mappe dai Compassatori Regi – agli ordini di Ettore Capece Latro, Marchese di Torella e Doganiere di Foggia – il quale impartì, nel 1651, l’ordine di Reintegra dei Tratturi Regi.

Il nostro testo sul “Cammino di Puglia” inizia proprio da questa descrizione. Nei capitoli seguenti, in modo solo apparentemente frammentario, abbiamo voluto raccontare la storia dei personaggi che lo hanno percorso per i più disparati motivi, offrendo così spunti di riflessione per la comprensione di un territorio che, secondo noi, è omogeneo per origini, cultura e tradizioni. Abbiamo compreso come il Tratturo e la via Appia, anzi le “vie” dell’Appia, avessero solo due direzioni, così come il sangue nelle vene: una di andata e una di ritorno.

Da millenni Il “Cammino di Puglia” ( è così definito anche nelle carte d’epoca) è stato percorso infatti dai pastori e dalle greggi durante i due periodi della transumanza (primaverile e autunnale), ma anche dagli eserciti, dai commercianti, dai viaggiatori e dai pellegrini diretti in Terra Santa.

Lungo le “vie d’erba e di pietra”, percorse anticamente a piedi o a cavallo, si sono oggi sovrapposti “nastri d’asfalto e di cemento” che hanno cancellato la memoria, dove “sfrecciano” le macchine a motore a scoppio dotate di “moderni” navigatori GPS e contachilometri digitali.

Nell’epoca della globalizzazione, dei computer, dell’ipermedialità e dell’industrializzazione, abbiamo deciso di seguire la direzione dei nomi segnati dai Compassatori Regi della Dogana della Mena delle Pecore sulle antiche carte (oggi ingiallite dal tempo), contare sul terreno il numero dei “passi a terra” misurati con «catene metalliche» e gnomoni solari. Facendo ciò, abbiamo appreso che non c’è montagna, fiume e lago che non riconduca al passato.

Oltre ai “topos”, ai personaggi e alle cose che compongono e scompongono la conta dei giorni nel calendario della Storia, abbiamo appreso che i “nativi”nostri antenati (il popolo dei pastori nomadi che percorreva queste antiche vie sin dal neolitico) non erano analfabeti. Possedevano un alfabeto scritto e una lingua parlata.

Pregavano nei santuari ed eleggevano un “meddix tuticus” a capo delle diverse comunità-stato, ancor prima dei successivi dominatori romani. Conoscevano la sapienza che scaturisce dalla natura, percorrevano le strade senza né orologio né bussola, orientandosi con il sole, la luna e le stelle. Durante il viaggio conoscevano il punto di partenza e di arrivo, che è sempre dentro ciascun individuo.

«Nullus locus sine genio». «Nessun luogo è senza genio». Così commentava l’Eneide l’autore latino Servio (IV e V sec d.C.). Per i popoli antichi il “genius loci” era lo spirito di ogni luogo, che fosse un monte, un bosco, un fiume o una città. Il «genius loci» non era considerata una entità astratta. Viveva, così come ogni uomo, nel presente ma continuava ad abitare il luogo prescelto anche nel futuro, conferendo sacralità alle cose e alla natura.

Vogliamo credere che questo spirito abbia accompagnato il nostro “Cammino di Puglia”, facendoci comprendere come gli uomini incrocino i percorsi della guerra e della pace. Percorsi che, secondo noi, dovrebbero essere diversi, per non ripetere sempre gli stessi errori e per evitare che ogni giorno venga cancellata e distrutta la memoria dei luoghi che è anche la nostra. Proseguiremo la ricerca in questa direzione, per offrire nuovi spunti ed emozioni, per alimentare la nostra conoscenza e, auspichiamo, anche quella dei lettori.

Gli autori


Al fine di compensare l’energia per la stampa del testo, hanno deciso di devolvere un contributo economico alle popolazioni dedite alla pastorizia afflitte dalla siccità, dalla fame, dalla sete e/o dalle guerre e vivono in condizione di bisogno. Altrettanto chiediamo di fare a quanti hanno ricevuto o riceveranno gratuitamente il nostro testo.

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